Le soluzioni di finanziamenti oggi disponibili per tutti i clienti sono numerose. Ogni soggetto di qualunque età e di ogni tipo di occupazione lavorativa ha la possibilità di accedere ad un certo tipo di prestito, talvolta anche senza ricorrere ad un creditore, ovvero ad una banca o ad un istituto di credito. È il caso ad esempio dei prestiti che avvengono tra due soggetti privati, come il prestito infruttifero di cui parleremo in questa guida.

Prestito infruttifero: cos’è e normativa

Il prestito infruttifero è un finanziamento che avviene tra due soggetti privati, di solito parenti oppure tra soci di una stessa azienda. Trattandosi pur sempre di un prestito, è prevista la concessione di una certa liquidità che viene prestata da un soggetto ad un altro e che deve essere rimborsata entro una certa data stabilita dal contratto. Una delle caratteristiche principali dei prestiti infruttiferi riguarda l’assenza di tassi di interesse applicati agli stessi.

Il debitore deve quindi restituire solo la quota capitale, ovvero l’importo iniziale che ha ottenuto in prestito, a favore dell’altro soggetto, il prestatore, senza l’applicazione di una quota di interessi. Il piano di rientro di questo prestito si considera concluso nel momento in cui il soggetto che ha ricevuto in prestito il denaro riceve il rimborso di tutta la liquidità a favore del soggetto creditore.

Il rimborso di un prestito infruttifero può avvenire in una sola soluzione oppure anche in più rate mensili, in base a quanto previsto dal contratto tra i due soggetti privati. Di solito, si parla di prestito infruttifero solo quando il rimborso di un prestito tra due soggetti privati avviene tramite il versamento di rate mensili, e non in un’unica soluzione. Anche gli importi delle rate mensili spesso vengono pattuite e fissate in fase di contrattazione del prestito, in base alle disponibilità economiche del soggetto debitore.

A quale normativa appellarsi

Sebbene sia un prestito gestito solo tra privati, anche nel caso dei prestiti infruttiferi è prevista una normativa di riferimento, vale a dire quella dell’articolo 1813 del Codice Civile. Le principali caratteristiche di questo finanziamento sono le seguenti:

  • deve essere regolato da un contratto scritto, utile per scopi giustificativi e di certificazione;
  • rispettare una soglia massima pari a circa 3000€; se si richiede un prestito infruttifero per una liquidità maggiore, l’operazione deve avvenire tramite l’intermediazione di un istituto bancario o di un creditore, come una banca;
  • il trasferimento del denaro può avvenire tramite un assegno oppure tramite bonifico bancario o postale; la forma di trasferimento più gettonata e preferita è il bonifico, dato che è tracciabile e permette di evitare eventuali accertamenti di tipo fiscale;
  • prevede la necessità di conservare tutta la documentazione che attesta l’intera operazione, ovvero l’erogazione e il rimborso dell’importo per almeno 6 anni: in assenza di queste condizioni, il prestito viene considerato usuraio, ovvero alla stregua di un reato.

Come fare domanda per un prestito infruttifero

Per rendere regolare la richiesta di un prestito infruttifero e le modalità di rimborso che ne conseguono, è necessario che le due parti coinvolte, chi offre il denaro e chi lo riceve, stipulino una scrittura privata che certifichi la richiesta del prestito stesso. All’interno di questo documento occorre inserire tutti i dati e le informazioni che permettono di identificare l’operazione che si sta eseguendo, oltre che i dati personali dei due soggetti, il creditore è il debitore. Nel dettaglio, bisogna inserire:

  • i dati personali dei due soggetti privati: nome e cognome, codice fiscale, luogo e data di nascita;
  • liquidità concessa in prestito;
  • una dicitura che dimostri la mancata applicazione di interessi al prestito;
  • tempi e modalità di rimborso del denaro (è privilegiato l’uso del bonifico bancario);
  • una dicitura che chiarisca le eventuali conseguenze che ci saranno in caso di mancato rimborso del prestito.